Sin da giovane sono stata affascinata dalla figura di un miliardario considerato ribelle, un po’ hippy, anticonformista, eclettico, molto eccentrico e con un patrimonio di quasi 3 miliardi di dollari, secondo le classifiche della rivista Forbes, con un impero di una vastità mai vista avendo costituito oltre 300 società sotto il marchio globale VIRGIN.

Sto parlando dell’inglese Richard Branson, un uomo così famoso in Gran Bretagna che in una recente inchiesta condotta su un campione di bambini relativa ai personaggi di maggior riferimento si è piazzato persino davanti a Gesù.

Non è per questo motivo che ho deciso di parlare di lui, ma perché ho avuto l’onore e la grande opportunità di lavorare come Manager per una delle sue tante aziende e quindi ne posso parlare conoscendo da più vicino la realtà delle sue società.

La cosa che più mi ha colpito di questo stravagante personaggio che a differenza di altri imprenditori famosi come Bill Gates, Steve Jobs, Trump, Ferrero, Zuckerberg….. non ha mai inventato nessun prodotto rivoluzionario.I suoi risultati sono abbastanza difficili da spiegare.

Sembra quasi che non esista limite all’intuitoimprenditoriale di questo multimilionario che nel 1999 è stato anche insignito del titolo di baronetto.

Le sue competenze spaziano dalle compagnie aeree e ferroviarie, palestre, musica, vini, drink, servizi finanziari e assicurativi, autonoleggi, telefonia mobile, videogiochi, internet e …tutti questi settori in cui è riuscito ad ottenere successo sono tradizionali e ben consolidati.

Quindi la sua vera grande forza è quella di riuscire a motivare e coinvolgere i suoi dipendenti , facendo loro accettare stipendi ben inferiori a quelli della concorrenza e io ne so qualcosa. Le persone in gamba e fedeli della cerchia di Branson sono ricambiate con incarichi di sempre maggiore responsabilità e stipendi crescenti.

Quello di Branson diventa così una sorta di clan visto che ai vertici delle sue imprese ci sono amici, parenti e compagni di scuola, a tutti è offerta una possibilità per dimostrare il proprio valore e ai più bravi viene offerta una partecipazione minoritaria nel business.

Questa è la strategia di Branson.
C’è una frase che lo distingue e spiega il suo approccio : “ Se voi ben sapete gestire un business , allora saprete gestire qualsiasi altro” .
Quindi non fa altro che selezionare i business più interessanti in modo da poter applicare la“filosofia Virgin”. Ogni mese riceve da tutto il mondo centinaia di proposte e una volta che un’impresa è stata individuata il team Virgin è velocissimo a mettere in piedi un’azienda in pochi mesi.
Questa è la forza di questo global brand. Nessuno crederebbe che Branson a scuola era così mediocre che nemmeno superò il test di intelligenza, pensate era dislessico.
Ma era così determinato che all’età di 11 anni mise su la sua prima attività imprenditoriale piantando alberi da rivendere nel periodo natalizio. Purtroppo un’orda di conigli rovinò l’intera piantagione, ma senza perdersi d’animo catturò e vendette i conigli.Decisamente sin da tenera età un atteggiamento vincente, il suo motto : “ MAI ARRENDERSI !”Prima di abbandonare la scuola a 16 anni fonda un giornale, che gli fa ottenere un clamoroso successo in tutto il Regno Unito e in un sottoscala di un negozio di scarpe nasce la Virgin Recordscon l’obiettivo di vendere dischi e nastri per corrispondenza e così viene creato quel marchio che diventerà poi un gruppo multinazionale globale.Nella storia imprenditoriale di Branson non tutte le aziende hanno avuto il successo sperato ( Virgin Cola, Virgin Trains…) e quando questo accade quello che pensa è:“ogni volta che mi capita una battuta d’arresto di qualche tipo mi rialzo sempre e provo ancora.
Mi preparo a fare un secondo tentativo, forte dell’ esperienza acquisita con il primo. Mia madre mi ha insegnato che non bisogna mai guardarsi indietro con rimpianto, ma pensare sempre alla prossima cosa da fare. Inutile rimuginare sui propri fallimenti, meglio riversare tutte le energie in un nuovo progetto”.Lavorare nella Virgin mi ha permesso di imparare tantissime cose e di capire che tutti ce la possono fare l’importante è non arrendersi mai.
Grazie Richard!